Dallo studio BCG all’esperienza Europea di Parigi e Utrecht, fino al Piano Generale della Mobilità Ciclistica approvato in Italia.
“Le e-bike, i monopattini e gli scooter elettrici potrebbero passare da moda del momento ad abitudine fissa per i pendolari ed i cittadini, a patto che le municipalità prendano in considerazione l’integrazione di questi mezzi con il trasporto pubblico.”[1]
Questa è la sintesi ultima dello studio condotto dal Boston Consulting Group intitolata “Putting Micromobility at the Center of Urban Mobility”.
La ricerca esplora la percezione della micromobilità e le abitudini d’uso dei servizi di un gruppo di intervistati, focalizzandosi in particolar modo su e-bike, scooter elettrici e monopattini ed analizzando il comportamento degli utenti in presenza di incentivi e deterrenti.
Nel nostro precedente articolo abbiamo analizzato le diverse tipologie di integrazione fra micromobilità e trasporto pubblico, ma in che modo le municipalità potrebbero incentivare la combinazione dei servizi in maniera efficiente per cittadini e pendolari?
Uno step fondamentale è promuovere la cooperazione tra le municipalità, gli operatori di micromobilità e le autorità competenti del trasporto pubblico, partendo da un’analisi approfondita degli utenti e delle motivazioni che li spingono ad adottare e, in altri casi, ad evitare queste forme di trasporto.
In presenza di soluzioni integrate fra trasporto pubblico e micromobilità, gli intervistati sarebbero disposti a pagare dal 22% al 25% in più
A tal proposito, il sondaggio che BCG ha condotto in collaborazione con l’Università di St. Gallen riporta un dato particolarmente significativo: infatti, in presenza di soluzioni integrate fra trasporto pubblico e micromobilità, gli intervistati sarebbero disposti a pagare dal 22% al 25% in più per usufruire di una soluzione che comporti il pagamento e l’acquisto dei servizi combinati in un’unica soluzione e con un unico titolo di viaggio.[2]
La micromobilità risulta essere uno strumento chiave per il raggiungimento degli obiettivi Carbon Neutral 2050 promossi dall’Unione Europea. Dal report di Ernest & Young, si determina che: “le città, oggigiorno, stanno affrontando livelli allarmanti di inquinamento atmosferico e presenza di Co2 nell’aria e le automobili sono le maggiori responsabili di questa situazione.”[2]
Tutta la ricerca e le esperienze convergono in un’unica direzione: la necessità, per le città, di adottare un network di trasporto multimodale, estensivo e flessibile, che comprenda diversi mezzi di trasporto, tradizionali e di micromobilità, che si adattino ad esigenze differenti e che tutelino la salute dei cittadini rispettando l’ambiente.
Come già dimostrato in uno studio condotto da VAIMOO in collaborazione con Autonomy Paris, per ottenere un network di trasporto intermodale efficace è necessario che vengano costruite infrastrutture adeguate alla circolazione degli utenti ed uno dei deterrenti maggiori, per i cittadini, è proprio la mancanza di piste ciclabili sicure e continue.
“Fin quando le città non saranno in grado di offrire una soluzione porta a porta, le altre soluzioni di micromobilità non saranno così efficaci ed utilizzate. Le autorità dovrebbero considerare il trasporto dalla prospettiva degli utenti, che si tratti di cittadini o turisti.”[1]
“Mettere l’utente al primo posto”: è questo l’approccio che le città dovrebbero adottare secondo BCG e l’Università di St. Gallen.
Fortunatamente, molte città stanno iniziando ad implementare queste soluzioni di trasporto integrate e Parigi è uno degli esempi europei più significativi. La municipalità parigina è, infatti, tra le pioniere del sistema di micromobilità integrato con il trasporto pubblico grazie ad iniziative promosse dalla regione Ile-De-France e che mettono a disposizione per i cittadini ed i pendolari soluzioni di bike sharing per raggiungere le stazioni della metro o verso la destinazione finale, una volta terminato il viaggio in metropolitana.
Ulteriore esempio a livello europeo è la città di Utrecht, nei Paesi Bassi, che possiede uno dei più grandi network di parcheggio per bici al mondo: i parcheggi sono segnalati da cartelli digitali e, in ore e giornate particolarmente trafficate, la municipalità offre dei parcheggi pop-up in zone nevralgiche della città, al fine di facilitare il parcheggio delle biciclette a noleggio in assenza di aree di parcheggio fisse libere.[1]
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede, tra il 2022 ed il 2026, la realizzazione di almeno 565 km di percorsi in ambito urbano utili a rafforzare i collegamenti fra le stazioni ferroviarie e le università.
In Italia, rafforzando ulteriormente le analisi riportate sin ora, giunge il ad inizio agosto dalla Conferenza Stato-Regioni e promosso dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile.
Il piano, abbreviato in PGMC, è finalizzato alla creazione del Sistema Nazionale della Mobilità Ciclistica (SNMC), ovvero una rete nazionale di percorribilità ciclistica che consentirà di spostarsi in tutta la penisola in maniera efficiente e sicura, collegando aree urbane, extraurbane e metropolitane.[4]
Il piano, attraverso il PGMC, punta ad aumentare la sicurezza dei ciclisti migliorando la segnaletica, creando percorsi ciclabili nei centri urbani ed in aree extraurbane anche per favorire lo sviluppo del cicloturismo stanziando circa 943 milioni di euro già per il primo biennio 2022-2024.
In conclusione, implementare un sistema di micromobilità integrata con il trasporto pubblico implica una conoscenza approfondita della cultura e delle abitudini e necessità dei cittadini; pertanto, non esiste una soluzione univoca e applicabile in tutte le situazioni e l’offerta dovrebbe contemplare una molteplicità di veicoli.
Un’analisi di tipo qualitativo sulle abitudini dei cittadini è necessaria per le municipalità e le autorità di trasporto, al fine di offrire un servizio efficiente corredato da una corretta informazione sull’utilizzo e sulle finalità.
“Questo è un momento più che opportuno per far compiere un salto di qualità alla micromobilità, rendendola l’elemento centrale della mobilità urbana.”[1]
Credits
[1] N. Lang, D. Schellong, M. Hagenmaier, A. Herrmann, M. Hohenreuther, Putting Micromobility at the center of Urban Mobility, Boston Consulting Group, Maggio 2022
[2] EY, Micromobility: moving cities into a sustainable future¸ 2020
[3] Sito web istituzionale della municipalità di Utrecht
[4] Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile, Piano Generale della Mobilità Ciclistica urbana ed extraurbana, Agosto 2022